Rimbalza su tutto il web la notizia, uscita su Repubblica, che indica la possibilità che Esselunga possa cedere una partecipazione azionaria ad un gruppo straniero già nella giornata di domani.
Risulta previsto per domani 12 settembre un consiglio di amministrazione di Esselunga in cui sembrerebbe che si “dovrebbe dare mandato alla banca d’affari americana [Citigroup] per vendere e negoziare una partecipazione di controllo nella società della grande distribuzione”
In parole povere, Esselunga potrebbe essere pronta a cedere il 60% del pacchetto azionario ad un gruppo straniero, le cui sembianze sembrano essere quelle di Walmart, il più grande rivenditore al dettaglio nel mondo.
Pare anche che ad ambire al controllo di Esselunga ci siano anche i fondi anglosassoni di Cvc, senza dimenticare un recente interesse di Amazon, mai confermato direttamente dal gruppo che fa capo a Caprotti.
Perché Esselunga sarebbe in vendita?
Sempre stando a quanto si può leggere su Repubblica, la questione di fondo è come gestire la successione alla guida di Esselunga, di proprietà di Bernardo Caprotti, che è da una vita intera in lotta con i propri figli per la successione e la spartizione delle quote azionarie.
Vendere e monetizzare cash, farebbe felici tutti (i figli), a scapito del mantenimento della italianità della direzione della nostra amata Esselunga.
Che ne sarà di Esselunga? Non lo sapremo fino a decisione presa. Di sicuro, non si scioglierà come neve al sole, questo è poco, ma è sicuro, essendo Esselunga una azienda solida, che ha un valore di mercato stimato di sei miliardi di euro, che conta circa 22000 dipendenti e che nel 2015 ha fatturato 7,3 miliardi di euro, con un trend di crescita del 4,3%, quasi il doppio del mercato GDO (Grande Distrubuzione Organizzata) italiano.